Gli altari della nostra chiesa sono la testimonianza della fede in dio dei nostri cari e d anche della loro devozione per Maria e i santi.

Altare dei santi

Entrando dalla porta centrale, sul lato destro il primo altare, detto dei santi, ha una pala che raffigura la Vergine fra i Santi Rocco, Cristoforo, Bernardino da Siena e Sebastiano.

Il dipinto è un’opera del primo quarto del ‘700 di autore ignoto.

La presenza delle immagini dei santi in questo altare e nei successivi, tramandano e rinnovano ancor oggi le antiche devozioni delle comunità e le dedicazioni delle chiese parrocchiali che hanno preceduto l’attuale chiesa settecentesca.

Così è per S. Alessandro titolare della prima parrocchia oggi Santuario della Madonna dei Campi, per S. Pietro a cui era dedicata la seconda chiesa parrocchiale del paese (oggi S. Pedri), per la Madonna Santissima patrona della terza chiesa parrocchiale che sorgeva dove oggi è si trova questa chiesa in cui c’erano due altari laterali dedicati alla Madonna e a S. Giovanni Apostolo e due cappelle rispettivamente dedicate ai Santi Cristoforo e Bernardino e ai Santi Sebastiano e Rocco.

L’altare è arricchito con le statue lignee di S. Antonio Abate e di S. Rocco che testimoniano la devozione che i fedeli avevano nei loro riguardi. L’economia familiare faceva riferimento a piccoli appezzamenti di terreno coltivabili e a stalle che custodivano un piccolo numero di animali domestici. Invocavano S. Antonio Abate e S. Rocco perché proteggessero i raccolti e gli animali nelle stalle ma soprattutto chi lavorava nei campi.

Altare del Sacro Cuore di Gesù

Un tempo era intitolato alla Madonna di Caravaggio.

Al centro la statua novecentesca in legno intagliato e incorniciata da preziosi marmi policromi e dipinti che rappresentano il S. Cuore di Gesù opera di Virgilio Vavassori.

Virgilio Vavassori (1885 – 1961), bergamasco, scolpì più di 100 statue in legno policromo, presenti in 80 parrocchie della nostra diocesi. Generalmente non firmava le sue sculture. Inseriva però all’interno della statua un foglietto con il suo nome.

Ai lati tre sculture di legno della metà del novecento: quella a sinistra della scuola della Val Gardena raffigurante S. Pietro (patrono della parrocchia) e quella a destra, opera di Angelo Gritti (Bergamo 1907-1975), raffigurante S. Giuseppe. Molto bella anche la statua di S. Luigi fra gli angeli.

I dipinti, che raffigurano S. Giuseppe con Gesù Bambino, S. Luigi Gonzaga e S. Pietro in gloria sono stati eseguiti da Luigi Golini nel 1886.

Altare dedicato alla Madonna del Rosario

Si è di fronte ad un altare che ci appare come era stato pensato e costruito in origine fra il 1740 e il 1760.

L’altare è in marmi preziosi che riproducono immagini mosse e ricche di giochi di colore.

Nella nicchia al centro la statua “da vestire” della Madonna col Bambino che ha nella mano destra il Rosario. E’ una pregevole scultura del settecento.

Ai lati le due statue in marmo di S. Domenico di Guzman e di S. Caterina da Siena ai quali si deve l’ideazione e la diffusione della preghiera del S. Rosario.

Il paliotto alla base dell’altare rappresenta la Vergine che consegna il Rosario a S. Domenico e a S. Caterina.
Il tema del Rosario è ripreso e sottolineato dai quindici dipinti dislocati sulle pareti laterali e sulla volta dell’altare.
Alla sinistra dell’altare sono custodite le spoglie del sacerdote don Antonio Rubbi (Zogno 1693 – Sorisole 1785) che fu nostro prevosto ininterrottamente per 45 anni dal 1740 al 1785. Grande era la sua devozione per la Madre di Dio.

Su questo altare il Rubbi era solito celebrare quotidianamente la S. Messa. Qui, all’età di 92 anni, qualche giorno prima della sua morte, celebrò per l’ultima volta. Da qui egli impartiva le sue benedizione alla moltitudine di persone che, da ogni parte d’Europa, si rivolgevano a Lui per guarire nel corpo e nell’anima.

Nel 1844 il suo corpo fu traslato dal primo sepolcro, posto ai piedi dell’altare maggiore, all’attuale tomba. L’epigrafe che ancora oggi si legge riporta: “ossa del prevosto Giovanni Antonio Rubbi, nell’anno 1844 da un altro sepolcro qui traslate, la sua fama di santità e grazia delle curazioni pervennero anche alle estere nazioni, resse questa chiesa per 45 anni, spirò il 15 marzo (e non il 17 come indicato) all’età di 92 anni”.

Altare maggiore e presbiterio

L’Attuale altare marmoreo, imponente ma anche elegante e luminoso, sostituì negli anni 30 del ‘900 quello originario, in legno e più voluminoso.

Al centro il Tabernacolo con la porticina che raffigura l’incontro di Cristo con i discepoli di Emmus dopo la sua Risurrezione.

Sopra il tabernacolo è posizionata la bella tribuna marmorea, per l’esposizione del Santissimo con i due angeli bianchi ai lati e la preziosa statuetta del Risorto.

Dietro l’altare, addossato alla parete dell’ampia apside, si può ammirare il magnifico coro in legno di noce opera di Francesco Antonio Caniana sullo stile di Giovanni Sanz che collaborò con il Caniana anche in altre occasioni.

Il coro fu costruito e scolpito fra il 1767 e il 1771.

I Caniana si sono occupati del suo progetto originale che prevedeva 21 stalli ornati da figure di Apostoli, Evangelisti e Dottori della Chiesa.

Il Sanz curò la realizzazione delle statue ornamentali in noce intagliate.

I dipinti dell’apside sono di vari autori. Il complesso pittorico si raccorda in un unico itinerario di arte e di fede sintetizzabili nei temi del sacrificio e dell’offerta del pane.

Si parte infatti dal sacrificio dei Santi titolari, Pietro e Alessandro; si prosegue con i due episodi dell’offerta del pane da parte del sommo sacerdote Melchisedec e con la moltiplicazione dei pani. Si conclude con l’esempio più sublime di ascesi grazie al dono di se: la Madonna Assunta in cielo.

Il martirio di S. Pietro (1785) è di Francesco Silva pittore ancora oggi praticamente ignoto. E’ posizionato nella cornice in stucco del Camuzio. S. Pietro è descritto con uno sguardo lieto mentre accoglie il proprio destino avendo consapevolezza dell’espletamento della missione affidatagli da Cristo.

Il martirio di S. Alessandro (1785) è opera di Vincenzo Angelo Orelli S. Alessandro è ritratto un attimo prima di essere decollato; il suo sguardo è sereno anche perchè la salvezza eterna sta giungendo sotto le sembianze di un angelo.

L’offerta dei pani di Melchisedec. Il pittore Mauro Picenardi terminò l’opera nel 1787. Il tema rimanda a Melchisedec, re di Sholem, che accolse Abramo, al ritorno dalla guerra per liberare Lot, offrendogli pane e vino.

La moltiplicazione dei pani. Nel dipinto emerge forte il tema dell’Eucaristia in continuità con il fatto biblico precedente.

L’autore è Giovanni Raggi che dipinge l’opera nel 1786.

L’Assunta. Il dipinto fu dapprima attribuito a Pietro Parenti e successivamente a Giacomo Raggi.

L’Assunzione di Maria raccorda gli esempi di santità precedenti ed incarna l’ideale salvifico della Risurrezione e del ricongiungimento con Dio.

Al culmine dell’apside, l’affresco centrale di Cristo Crocefisso è di Giuseppe Cornelli ed è datato 1897.

Le decorazioni pittoriche si completano con l’affresco sulla volta sovrastante l’altare maggiore che rappresenta la gloria dei Santi Pietro e Alessandro, datato 1770, opera di Giuseppe Antonio Orelli.

Altare di S. Giovanni Apostolo detto anche dell'Addolorata o della Santa Croce

Il tema centrale dell’altare è certamente quello della Passione di Cristo.

Il gruppo scultoreo centrale che raffigura Cristo in Croce, la Madonna e l’Apostolo S. Giovanni, è di origine ottocentesca.

Il tema rappresenta Gesù crocefisso morente che ha accanto sua madre e l’Apostolo prediletto.

Sono del primo quarto del secolo XIX le due statue marmoree a destra e a sinistra dell’immagine centrale. Rappresentano, rispettivamente, la Penitenza e la Giustizia.

Dello stesso periodo sono il paliotto dell’altare con il Cristo che porta la croce e i due angeli in alto che ricordano gli strumenti della Passione.

Risalgono alla seconda metà del ‘700 i due dipinti laterali: S. Giovanni Evangelista a Patmos è di Mauro Picenardi (1735-1809) mentre, quello di sinistra con la Vergine, la Trinità, gli angeli e le anime del Purgatorio, è di autore ignoto.

La tela sulla volta, che rappresenta il sacrificio di Isacco, è della fine del XVIII secolo di autore ignoto.

Anche la nostra comunità è ai piedi della croce, quella innalzata sulla vetta del Canto Alto, che domina e protegge il paese.

E’ un grande dono di Dio e della natura che ci invita a guardare in alto e ha pensare al sacrifico di Cristo.

L'organo, il pulpito e la tomba del benefattore Lanfranchi

A metà della navata, sopra le due entrate laterali sono collocati l’organo e le cantorie.

La costruzione dell’organo inizia nel 1779 con la famiglia Serassi di Bergamo. Rifatto più volte, ha visto anche l’intervento dei Bossi nel 1903. L’ultimo restauro risale agli anni ’60 del secolo scorso.

Poco prima dell’entrata laterale sinistra c’è il magnifico pulpito ligneo opera della collaborazione fra i Caniana e i Fantoni.

Sono dei Caniana il disegno generale e le tarsie con la parabola del buon samaritano, la guarigione del cieco di Gerico e il senite parvulos.

Sono opere del Fantoni i tre preziosi talamoni che sostengono le balaustre e le due statue della stessa.

Il pulpito è imitazione di quello della parrocchiale di Alzano Lombardo. Il nostro pulpito è in legno mentre quello di Alzano è in marmo. Sicuramente la scelta lignea lo rende più armonico. L’opera, iniziata nel 1746, si concluse nel 1750.

Poco più avanti, a lato dell’entrata, si trova il monumento sepolcrale di Antonio Lanfranchi “illustre mercante nativo di questo Comune, dotato di mirabile spirito di pietà, il quale con testamento in data 27 settembre 1625 lasciava tutte le sue sostanze, di non poco valore, nonché la relativa rendita, per la costituzione di questa chiesa…”.

Nel suo testamento pensò anche all’istruzione dei ragazzi e ai poveri del Paese.

Nella tomba sono presenti le sue ceneri insieme a quelle della moglie e de figli.

Altare di S. Maria Assunta

Le balaustre originali anticipano ed incorniciano l’altare settecentesco ed il meraviglioso dipinto di Giovanni Paolo Cavagna (1550 – 1627), che raffigura l’Assunta.
L’opera è dei primi dieci anni del XVII secolo ed è firmata sulla pietra in basso a destra “Jo Paolo Covaneus f.”. Proviene dalla vicina chiesa di S. Pietro in Vinculis. Il modello moroniano è avvertibile soprattutto nella caratterizzazione popolare degli Apostoli che circondano il sarcofago vuoto di Maria.

Giovanni Paolo Cavagna un pittore rinascimentale formatosi alla scuola di Cristoforo Baschenis il Vecchio. è considerato uno dei più grandi pittori bergamaschi tra il cinquecento e il seicento.

Ai lati dell’altare sono presenti due opere di Francesco Zucco di straordinaria bellezza, datate 1611, raffiguranti l’Adorazione dei pastori a sinistra e l’Adorazione dei Magi a destra.

La devozione mariana è ulteriormente sostenuta dagli splendidi angeli marmorei, in alto sopra l’altare, uno recante la ghirlanda e l’altro ritratto nell’atto di reggere il giglio, simbolo della purezza di Maria.

La scritta in alto enuncia il docma dell’Immacolata Concezione.

La tela della volta rappresenta l’Annunciazione (XX secolo).

Il paliotto dell’altare è di marmo scolpito da Gian Giacomo Manni fra il 1740 e il 1760. Rappresenta Ester che sviene davanti ad Assuero, episodio che prelude all’intercessione di Maria per i suoi figli presso Gesù nel giorno del giudizio.

Fonte battesimale

Appena entrati, sul lato sinistro, la prima cappella ospita il Fonte Battesimale in marmo. L’opera è pregevole e risale al Secolo XV e quindi, presumibilmente, proviene dalla precedente chiesa parrocchiale di Santa Maria.

Nei primi anni del 2000 l’altare è stato arricchito con un gioco di luce che attira l’attenzione dei fedeli sul significato salvifico dell’acqua per il battezzato e per la comunità.

L'interno e la volta

L’ampio ambiente a sala unica offre subito l’impressione delle grandi ricchezze custodite e della cura della comunità per la sua chiesa.

Si notano subito le dorature e gli stucchi rispettivamente opera di Antonio Vassalli (1770) e Carlo Camuzio (1787).

La volta è coperta da grandi dipinti con le storie del Patrono S. Pietro, opera di Donnino Riccardi, che li dipinse nel 1787.

Sono rappresentati, in ordine partendo dall’arco trionfale che separa l’aula dal presbiterio, la predicazione di S. Pietro a Gerusalemme dopo la Pentecoste, i primi miracoli di S. Pietro e l’episodio della guarigione del paralitico davanti al Tempio ed infine, sopra le pareti d’ingresso, la liberazione di S. Pietro dal carcere.

a cura di Luigi Roffia

Fonti : Guida alla chiesa parrocchiale di Sorisole dedicata ai Santi Pietro ed Alessandro. Centro Culturale “Nicolò Rezzara” – Bergamo